“PER CHI SPENDE IL TEMPO
PONTIFICANDO LONTANO DALLA CIMA”
Da wikipedia,
il termine CIMA può assumere significati diversi:
CIMA: piatto tipico della cucina ligure;
CIMA: fune utilizzata sulle imbarcazioni;
CIMA: parte sommitale di una montagna;
CIMA: un tipo di infiorescenza;
a cui deve aggiungersi:
CIMA: diminutivo di tipico ultras nerazzurro;
CIMA: sinonimo di persona molto intelligente ed acuta (in volgare Drigo o Drighetto);
In sostanza, a seconda del contesto, la locuzione “STARE IN CIMA” prende implicazioni particolari ed eterogenee. Resta, peraltro, indubitabile che pontificare lontano dalla cima (in prosa o in poesia) sia operazione di ultima e miserevole, specie se declamata da un “attoruncolo” glabro e dal discutibile curriculum.
La cima – lo dico per diretta esperienza e con cognizione, seppure con vaghissimo ma amorevole ricordo – resta, anche prescindendo dai singoli significati, uno status non rappresentabile, né censurabile, da chi che per vertigine non lo abbia mai neppure avvicinato e, verosimilmente, per ripugnante codardia ed ignobile raspaggine si sia negato alla scalata.
La licenza poetica, Oh misero attoruncolo, non vale per tali contesti.
Per PAOLO CANTINI,
ringraziandolo per avermi permesso di stare così a lungo in cima ed a tutti gli esseri striscianti che non hanno mai visto la cima …
LA CIMA
- ovvero il luogo più in alto sotto il livello del mare -
Lassù non c’è paura, non c’è vertigine,
solo brama di scalare, voglia di volare.
La cima fa sognare e perdere ogni male,
lontano dal grigiore si vede solo il sole.
La cima vale il viaggio, l’ardore del coraggio:
la scelta intelligente temuta dal perdente.
In cima è tutto chiaro, non trovi neanche un muro,
tra ninfe compiacenti, il cazzo è sempre duro.
La cima è una ricerca, un calcolo ancestrale
tra il prezzo del prodotto ed il passo che si sale.
In cima vivi in viola di un lucido accecante (*),
intorno stanno torte di un soffice ammaliante;
di tanto un ciupa ciupa di verde smeraldino,
il resto è tette e culi finché non vien mattino.
Tra risa da dementi e sguardi inebetiti,
dimentichi anche i conti e gli EUROS GIÀ SPARTITI!
La cima è un’emozione: la smania di salire;
chi giù calpesta terra, cosa può mai capire?
La cima è assuefazione, è brama di restare,
tra insana tentazione e logica amorale.
La cima è, poi, un impegno in un patto d’onore
tra cose da non dire e azzardi di livore.
La cima è un belpaese, in cui si vuol tornare,
insieme a veri amici, puttane, fumo e … andare.
Lassù non c’è paura, non c’è vertigine,
solo brama di scalare, ansia di volare.
(*) purple sensi
di Mr. Girodellamorte
e Gigioli Pleiadi
CHI VUOL SALIRE ........SALISCA!!!!!!!
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